Riforma del gioco pubblico, Iaccarino (Centro Studi As.Tro): “Necessario un approccio laico che coinvolga anche gli operatori del gioco”

La tavola rotonda su “Gioco pubblico, legalità e tutela del consumatore” tenutasi a Roma il 20 ottobre scorso suggerisce, a mio parere, alcune riflessioni non trascurabili all’inizio di quella che potrebbe essere la stagione della riforma del “gioco pubblico”.

Innanzitutto emerge la necessità di un approccio laico al tema del gioco legale, che è sembrata attitudine presente in quasi tutti i relatori. Illuminante in questo senso l’affermazione del neo sottosegretario all’Economia, allorché si chiede come sia possibile che un settore che contribuisce in misura così rilevante all’economia nazionale non trovi cittadinanza nell’ordinamento nazionale. È, questo, il problema dei problemi; da anni il settore rivendica un riconoscimento come comparto industriale con pieno diritto di cittadinanza nel “sistema Italia”, scontrandosi con barriere innalzate da comportamenti pregiudiziali figlie di analisi approssimative ed emotive. E’ quanto si legge in una nota del presidente del centro studi di As.Tro, Armando Iaccarino.

In altra sede sarà utile approfondire le ragioni di tutto ciò, a cui non sono estranei, dobbiamo dirlo, comportamenti interni al mondo del gioco che dovrà essere impegno degli operatori contrastare.

Nel contesto di un approccio laico è ormai un dato acclarato ed indiscutibile lo stretto legame tra limitazione del gioco legale e crescita dei fenomeni di illegalità. Non è un’affermazione apodittica di una fazione. Lo afferma con forza il Direttore di ADM, partendo da una considerazione semplice: la domanda di gioco è anelastica e, quindi, se compressa, si trasferisce sui canali più difficili da limitare e, in percentuali significative, verso il mondo dell’offerta illegale. Con buona pace, è evidente, di quelle posizioni che, semplificando un tema complesso, teorizzavano la dipendenza della domanda di gioco dalla relativa offerta.

Lo ribadisce un economista della qualità del prof. Cottarelli quando, analizzando i dati del periodo pandemico, mette in relazione la crisi del “gioco legale”, nettamente superiore nei numeri a quella media dei settori produttivi nazionali, con un indubbio travaso verso l’economia illegale.

Può un sistema così caratterizzato risolvere le proprie contraddizioni limitandosi a rafforzare le già notevoli forme di controllo e contrasto all’illegalità ed a ritenere di affrontare il tema delle dipendenze con misure pseudo proibizioniste?

In quell’approccio laico cui facevo cenno, accanto ad interventi sempre più mirati per scongiurare fenomeni di illegalità – e qui può farla da padrona la tecnologia- risaltano in maniera forte e prioritaria due emergenze ormai improrogabili:

una razionalizzazione della regolamentazione che abbia carattere di stabilità e di omogeneità nel tempo e nello spazio, conseguenza di un centro di governance forte, competente ed affidabile;

– un regime fiscale che, al di fuori di logiche punitive o ragionieristiche, si faccia strumento di politica industriale per un settore di cui venga riconosciuto diritto di cittadinanza. Mi sembra particolarmente pertinente a questo proposito citare ancora il Prof. Cottarelli. L’aumento progressivo e continuo del peso fiscale in un settore come il gioco, sostenuto principalmente dai consumatori, ma espulsivo delle aziende medio-piccole, giova solo allo Stato. Con queste politiche fiscali lo Stato trasforma il proprio ruolo da soggetto che esercita la governance di un settore delicato, come altri, a Stato biscazziere. Da tutto questo si deve partire per arrivare ad un riordino del settore che non sia un maquillage a fini elettorali, peraltro di dubbio risultato.

E da quello che, in conclusione di incontro, ha ribadito il Sottosegretario On.le Freni, e cioè che questo percorso non può prescindere dalla partecipazione di tutti i soggetti interessati, compresi gli operatori del gioco.

È una bella sfida a cui vogliamo partecipare, auspicando che una volta tanto ed in una fase così importante le endemiche contrapposizioni presenti nel mondo del gioco, anche di recente riproposte, trovino composizione in una unità di intenti. Se così non fosse, parleranno le idee in un confronto che sarà da stimolo per l’intero sistema. lp/AGIMEG

 

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